Verso la primavera: risorsa idrica “osservata speciale”

Con la primavera alle porte il pensiero non può che andare al bilancio nivometrico di un inverno estremamente secco: la neve di gennaio ha limitato i danni solo dal punto di vista paesaggistico e la siccità di febbraio ha confermato la grande preoccupazione per la disponibilità idrica di cui potranno godere tanto i rifugi d’alta quota quanto i fondovalle nel corso dell’estate.

Disgelo al Lago di Antermoia

Ph. Andreas Tamanini, foto d’archivio

Un inverno che non lascia tranquilli

«Vi sarà capitato in questo periodo di sentire qualcuno dire: non vedo l’ora che venga l’estate», scriveva la Commissione Glaciologica della SAT all’inizio di febbraio, aggiungendo: «Noi aspettiamo ancora che arrivi l’inverno», con un riferimento ai dati raccolti dalla Fondazione Cima e pubblicati a metà gennaio, riguardanti quello che viene definito un «forte deficit dello stock idrico nivale (la quantità d’acqua presente in forma di neve)». Certo, le settimane successive hanno riservato un parziale miglioramento della situazione: «I quantitativi di precipitazioni cadute in Veneto nel mese di gennaio», segnala ad esempio ARPAV, «sono superiori alla media del periodo 1994-2021 del 19%», ma se si considera il periodo dall’inizio dell’anno idrologico 2022-23, «il quantitativo caduto risulta inferiore alla media, con uno scarto negativo del 21%. […] La situazione di scarsità della risorsa idrica, anche se in generale miglioramento, permane su buona parte dell’alta pianura. Per arrivare a primavera-estate con i livelli consueti per il periodo serviranno un fine inverno e un inizio primavera con precipitazioni superiori alla norma».

Occhio alla falda

Le precipitazioni hanno continuato a farsi attendere fino alla fine di febbraio, fermo restando che quelle tardive non garantirebbero comunque un accumulo durevole di neve; l’esperienza degli ultimi anni ha ormai consentito di verificare come vengano anticipate all’inizio dell’estate le condizioni un tempo osservate tra la fine di agosto e il mese di settembre. Dunque, anche per la prossima estate, sarà importante sensibilizzare i frequentatori della montagna ad un utilizzo responsabile della risorsa idrica, come già avvenuto durante l’estate 2022. Nelle scorse settimane è arrivata la conferma anche da parte del CAI Alto Adige e dell’Alpenverein, dalle pagine del quotidiano Alto Adige: «I ghiacciai stanno esaurendosi, non nevica, non piove», ha evidenziato il responsabile dei rifugi del CAI Alto Adige Sergio Massenz, «in alto l’acqua non penetra nel terreno, non arriva alle sorgenti. A valle, dove c’è un bacino di raccolta più ampio, basta che piova qui o lì e si riesce ad approvvigionarsi. Ma se il rifugio sta in cima o quasi, quando non piove resta a secco». Si è quindi aggiunto il grido dall’arme del mondo dell’agricoltura, che teme un’altra stagione all’insegna della carenza idrica.

I gestori di rifugio dell’area UNESCO, intanto, si stanno già attrezzando anche sul fronte della sensibilizzazione, con la prosecuzione della campagna #vivereinrifugio che lo scorso anno ha raggiunto tre milioni di visualizzazioni sui canali social della Fondazione Dolomiti UNESCO, contribuendo a promuovere una frequentazione responsabile della montagna, che passa prima di tutto per la consapevolezza che l’acqua, in alta quota, non può essere sprecata e che qualche piccolo sacrificio deve essere considerato come un’occasione per vivere un’esperienza più autentica in quota.