“La ricerca scientifica? Oggi è un dovere civile”

Studiare la vegetazione di oltre 200 milioni di anni fa? Un dovere civile, persino politico, per capire dove stiamo andando: parola di Evelyn Kustatscher, paleobotanica altoatesina che studia le piante fossili delle Dolomiti e il cui nome non compare più solo nei libri e negli articoli scientifici, ma anche (latinizzato come si conviene al codice internazionale), nelle nomenclature ufficiali. Acutitomaria kustatscherae è infatti il nome che due studiosi dell’Università di Monaco, il prof. Alexander Nützel e Baran Karapunar, hanno voluto attribuire al fossile del gasteropode ritrovato nei pressi del lago di Braies e attestato in questa zona circa 230 milioni di anni fa.

Acutitomaria kustatscherae

Piante fossili parlanti

È un po’ come se le avessero dedicato una via o una piazza?

“Sicuramente è il modo più esplicito con cui un collega può dimostrarti di apprezzare il tuo lavoro”, risponde la prof.ssa Kustatscher.

Di quale lavoro stiamo parlando in particolare? Della ricerca dei due colleghi di Monaco di Baviera o più in generale del suo contributo allo sviluppo della paleobotanica?

“Questo è il punto: ad Alexander Nützel e Baran Karapunar ho offerto solo un sostegno logistico e li ho accompagnati su vari siti in cui hanno condotto le loro ricerche, come faccio per tutti gli studiosi che vengono in Dolomiti. Si tratta quindi di un omaggio all’intera attività di ricerca che ho svolto in questi anni. Sono loro grata anche perché, normalmente, si entra nella nomenclatura o quando non si è più in vita, o in occasione di anniversari importanti. Loro invece hanno voluto semplicemente premiare il mio lavoro!”.

Evelyn Kustatscher ha al suo attivo, infatti, più di cento pubblicazioni; dal 2005 è conservatrice di paleontologia al Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige di Bolzano e dal 2017 è abilitata all’insegnamento universitario e docente all’Università Ludwig-Maximilian di Monaco.

In effetti l’impulso agli studi di paleobotanica è relativamente recente e si deve anche alle sue ricerche specifiche…

“A parte i lavori del prof. Piero Leonardi e quelli del gruppo di paleobotanica Utrecht, entrambi concentrati sul Bletterbach, fino ai primi anni 2000 sono uscite solo pubblicazioni complessive, nelle quali lo spazio dato alla paleobotanica era molto limitato. Ora, grazie anche agli studi che ho condotto sulle Dolomiti, l’aspetto paleobotanico è maggiormente valorizzato ed è al centro della riflessione scientifica. Gli animali marini sono più riconoscibili morfologicamente e quindi più facili da studiare rispetto a una pigna, un tronco, un pezzo di radice, ma sono le piante le prime a risentire dei cambiamenti climatici”.

evelyn-kustacher

Il passato illumina il futuro

Studiare il passato per capire quello che sta accadendo ora…

“Lo studio delle piante è diventato importantissimo e molti ricercatori in tutto il mondo stanno cercando di ricostruire, anche attraverso le informazioni date dalle piante fossili, quale fosse il clima del passato per comprendere i cambiamenti del presente e del futuro. Oggi non ci limitiamo a osservare e classificare un fossile per esporlo dietro una vetrina, ma cerchiamo di utilizzarlo per contribuire a risolvere quello che è ormai un problema socio-economico.

In che modo questo sforzo valorizza il Patrimonio Mondiale delle Dolomiti?

Più le studiamo, più capiamo quali tesori nascondono le nostre Dolomiti. È un dovere, perché in questo modo possiamo contribuire anche alla discussione sul nostro futuro: ecco perché credo sia doveroso anche supportare gli altri ricercatori che vengono a studiare tra le Dolomiti.

Iniziative come quella del Geotrail promosso dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, possono essere il punto di incontro tra un’offerta turistica sostenibile e la valorizzazione scientifica del Patrimonio?

Sicuramente sì: il Geotrail propone un turismo “soft” che contrasta con la rincorsa al “selfie” davanti a un panorama reso celebre dai social e in più valorizza ciò che sta alla base del riconoscimento. Ho sentito spesso coloro che terminano un’escursione, ad esempio nella gola del Bletterbach, affermare stupiti: “Finalmente ho capito”. Bisognerebbe quindi andare oltre il Geotrail e far comprendere, anche attraverso la valorizzazione dei musei e dei centri visite dei Parchi, le ragioni scientifiche dell’iscrizione delle Dolomiti nell’elenco del Patrimonio Mondiale”.