La “Lonely Planet” dell’800 continua a dirigere i passi degli escursionisti lungo i sentieri delle Dolomiti

E’ notizia di poche settimane fa la pubblicazione, da parte della EDT di Torino, della nuova guida Lonely Planet dedicata alla Dolomiti, articolata proprio sulla base dei nove Sistemi riconosciuti Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Uno strumento agile e aggiornato per visitare il territorio dolomitico. Ma da sempre lo sguardo incantato di chi conquista queste cime e percorre queste valli, si aggiunge a quello più pratico ma non meno meravigliato di chi le abita. E la memoria va ad Amelia Edwards e al suo “Untrodden Peaks and Unfrequented Valleys”, pubblicato da Longman’s, Green and Co., nel 1873, l’anno dopo l’avventurosa estate dolomitica vissuta dall’autrice, e la cui traduzione, “Cime inviolate e valli sconosciute – vagabondaggi di mezza estate tra le Dolomiti – 1872”, è stata pubblicata e riedita negli anni dalla Nuovi Sentieri Editore.

 

LO SGUARDO DELLA EDWARDS

Ecco, ad esempio, come la Edwards reagì all’incontro con la Civetta:

“La grande parete nord-ovest della Civetta, una vera e imponente muraglia di rocce a picco con migliaia di spaccature verticali, dalla cima alle falde e più elevata al centro, si erge in fondo alla valle, oltre il Cordevole in direzione di Caprile, simile ad un grande organo che chiuda la navata di una cattedrale. Verso sera accoglie tutto lo splendore del crepuscolo e, al mattino, quando il sole a oriente è ancora basso, attraverso un velo d’ombra azzurro e soffice, questa montagna appare vaga e irreale come un sogno. Fu così che la vidi la prima volta”

E, potremmo aggiungere, è esattamente così che continua a presentarsi anche agli occhi di chi vive quotidianamente al suo cospetto. Perché a tanta bellezza non ci si può mai abituare.

 

RIPERCORRERE I SUOI PASSI

Cortina, Pieve di Cadore, Auronzo, Livinallongo, Alleghe, Caprile, Zoldo, Agordo, Primiero, Predazzo, Val di Fassa, Val Gardena, Bolzano… sono moltissime le località toccate da Amelia Edwards 146 anni fa. E ripercorrere i suoi passi è possibile: lo hanno fatto Alan e Susan Boyle, che non si sono accontentati della pur realistica esperienza offerta dalla lettura del libro, ma stanno raccogliendo in questi anni tutte le indicazioni necessarie a creare una vera e propria alta via, che non poteva che portare il nome di Amelia (alcune tappe e varianti sono già descritte nel sito www.avamelia.com). 400 km e 33 mila metri di dislivello in salita e discesa suddivisi in 30 tappe per rivivere le stesse emozioni e contemplare, magari con occhi diversi, lo stesso splendore dolomitico descritto da Amelia Edwards.