“E’ la nostra casa, rimettiamola a posto”, Marika e Ivan del Rifugio Pordenone

La Val Cimoliana, in provincia di Pordenone, all’indomani del 29 ottobre 2018, si presentava così come la vedete nella galleria fotografica. Il paesaggio stesso della valle (punto di accesso anche per l’ascesa al celebre Campanile di Val Montanaia) è profondamente mutato, la strada collassata in più punti. La speranza di Marika Freschi e Ivan Da Rios, gestori del rifugio Pordenone, uno dei più importanti punti di riferimento per chi frequenta le selvagge Dolomiti Friulane, è che nella prossima primavera possa essere ripristinata. L’hanno percorsa a piedi dopo il disastro, spingendosi fino al rifugio, fortunatamente risparmiato dalla furia degli elementi.

Poi hanno caricato lo zaino e risposto alla chiamata del Soccorso Alpino, di cui fanno parte. I pensieri per la prossima stagione estiva dovevano aspettare: c’erano altre popolazioni dolomitiche da soccorrere.

Quando li abbiamo raggiunti al telefono stavano intervenendo nella zona di Digonera, Comune di Rocca Pietore in provincia di Belluno. “Al nostro rifugio non possiamo andarci e comunque non ha avuto danni” spiega Marika, “quindi è naturale approfittarne per aiutare chi è messo peggio. La gente del posto ha un cuore grande, ce la sta mettendo tutta. Anzi: sono proprio gli abitanti della zona che ci rincuorano. Sono in ginocchio ma lavorano insieme, senza sosta”, continua. Poi si ferma. Intuiamo che sta alzando lo sguardo. Prosegue: “Certo, il bosco è devastato, molta gente non ha né acqua né energia elettrica. Ora abbiamo liberato la linea in modo da consentire l’intervento dei tecnici sui tralicci”.

Chi ama profondamente le Dolomiti e i loro paesaggi non può evitare di provare una stretta al cuore: “È come avere davanti un bambino malato e non sapere cosa fare per aiutarlo. Le valli sono cambiate, speriamo di riuscire a medicarle”.

Arriverà la neve. E a primavera? “Ci sarà da recuperare chilometri di sentieri, ma sarà possibile solo dopo aver aperto gli accessi a valle. Sicuramente occorrerà realizzare e mettere in sicurezza molte via alternative per accedere ai rifugi”, conclude. “Ma questa è la nostra casa. E dobbiamo rimetterla a posto”.