Una nuova carta geologica in Veneto

È il «Foglio 046 Longarone», una carta geologica alla scala 1:50.000 che ha richiesto quasi vent’anni di lavoro e che comprende un’area estesa da Longarone fino all’Agordino. Basta visitare la sezione dedicata alla Carta Geologica d’Italia, sul sito dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, per comprendere l’importanza di ogni singolo tassello del «mosaico geologico italiano», che mira a offrire una visione complessiva di una Penisola che ne ha estremo bisogno, per evidenti motivi legati non solo alla ricerca ma anche alla protezione ambientale, soprattutto a fronte dell’elevata sismicità del territorio e un dissesto idrogeologico amplificato dai fenomeni, sempre più intensi, legati alla crisi climatica.

Civetta ph. Elia Lazzari

Ph. Elia Lazzari

La presentazione ad Agordo

La presentazione si è svolta il 10 febbraio scorso, nell’aula magna dell‘Istituto «Follador-De Rossi» di Agordo (BL), che tra i suoi indirizzi ha anche quello Geotecnico. Il convegno, organizzato dal Servizio Geologico  della Direzione Difesa del Suolo della Regione Veneto, ISPRA, Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara, Ordine dei Geologi del Veneto e Istituto «Follador-De Rossi», è stato introdotto, davanti a oltre cento geologi, dall’Assessore Regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, dalla direttrice generale dell’ISPRA Maria Siclari, dal sindaco di Agordo, Roberto Chissalè e dalla dirigente scolastica del Follador, Antonella Pacieri ed ha visto numerosi interventi che hanno consentito di fare il punto sulla cartografia geologica della Regione Veneto.

Un foglio “dolomitico”

Tra gli interventi, quello di chi ha coordinato e diretto il rilevamento del Foglio, ovvero il prof. Piero Gianolla, geologo del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Dolomiti UNESCO, al quale abbiamo chiesto che tipo di rilevanza assuma il nuovo «Foglio Longarone» nella lettura geologica anche dei gruppi dolomitici che vi sono inclusi, come Schiara, Monti del Sole, Bosconero, Moiazza e Civetta:

«Il Foglio 046 Longarone rappresenta un importante traguardo per la conoscenza geologica dell’area ed è il risultato di anni di ricerca appassionata e complessa. Una buona parte del Foglio», spiega il prof. Gianolla, «ricade nel Sistema 3 delle Dolomiti Patrimonio Mondiale e nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e molte sono le eccellenze geologiche e geomorfologiche presenti, tra cui vorrei ricordare il Monte Burel, una delle più alte e imponenti pareti in roccia carbonatica del mondo. Numerose anche le località importanti per la stratigrafia del Mesozoico, per la paleontologia (lo studio dei fossili), per la ricerca mineraria (basti pensare alle miniere della Valle Imperina o a quelle di Cibiana e dello Zoldano) o per la geomorfologia. Ricordo poi che, all’interno del Foglio, sono documentate alcune delle più importanti frane che hanno segnato la storia, anche recente, del territorio Bellunese e ne hanno modellato il territorio. Tra le frane storiche, quella del lago di Alleghe (anno 1771) o di La Valle Agordina (anno 1701), la frana di Fagaré-Pontesei (anno 1959) e la catastrofica frana del Vajont (anno 1963). Un Foglio geologico che quindi», conclude il prof. Gianolla, «servirà a comprendere meglio un territorio caratterizzato da una elevata geodiversità, da una fragilità insita nella sua grande complessità geologica e da montagne e valli di straordinario valore naturale e paesaggistico».