Il «Supervulcano» svela la sua vita nascosta

70 chilometri, da Merano a Trento. È questa l’estensione della mega-caldera permiana, che circa 280 milioni di anni fa aveva il suo centro… a Bolzano dove, dal 17 marzo scorso e fino al 4 febbraio 2024, il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige ha allestito una mostra temporanea con fossili, modelli di animali e una simulazione del Supervulcano che ha plasmato il Gruppo Vulcanico Atesino.

Caldera

Esplosioni per 12 milioni di anni

Ne abbiamo parlato con una delle curatrici della mostra, la paleontologa e paleobotanica Evelyn Kustatscher, conservatrice del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige.

Che cos’è il Gruppo Vulcanico Atesino e cosa deve attendersi chi visita la mostra?

«Il Gruppo Vulcanico Atesino è una successione di rocce vulcaniche prodotte dal Supervulcano di Bolzano, un vulcano di eccezionale dimensione, i cui margini sono collocati rispettivamente a Merano e a Trento. Due delle sue eruzioni sono tra le più grandi della storia della Terra, in termini di volume di roccia vulcanica prodotta. Queste eruzioni sono avvenute circa 280 milioni di anni fa e per circa 12 milioni di anni si alternarono piccoli vulcani, enormi caldere (conche formate dal crollo della camera magmatica), sempre con fenomeni vulcanici molto esplosivi, simili a quello del Vesuvio e con fasi di quiescenza. La mostra offre una simulazione emozionante di 12 milioni di anni di attività vulcanica e degli ecosistemi che si sono formati tra un’eruzione e l’altra. Chi visita la mostra può aspettarsi di scoprire un mondo affascinante e sorprendente, molto diverso da quello che conosciamo oggi! Non solo, la mostra ci apre gli occhi anche sul mondo del porfido, su come viene utilizzato, oggi, nelle costruzioni e su come influenza il microclima di Bolzano».

«… Le Dolomiti non sarebbero come sono»

Si tratta di un evento che ha a che fare con la storia delle Dolomiti, con la geomorfologia e la litologia delle diverse aree che compongono il Patrimonio Mondiale?

«Sì, questo evento ha una grande influenza sulla bellezza delle diverse aree che compongono il Patrimonio Mondiale. Il Supervulcano di Bolzano ha il suo centro a Bolzano ma si estende ben sotto le Dolomiti. In alcune aree come il Corno Bianco, la gola del Bletterbach, la Val D’Ega e in parte della Val Gardena, le rocce vulcaniche affiorano e influenzano il paesaggio non solo grazie al colore scuro della roccia, ma anche per il modo in cui si rompono, dando origine a gole strette con pareti verticali. Si potrebbe persino dire che senza questo zoccolo di roccia vulcanica molto resistente alla compressione, le Dolomiti non sarebbero rimaste intoccate o quasi dall’orogenesi alpina. Senza queste rocce vulcaniche, che arrivano anche a 2000 metri di spessore, le Dolomiti avrebbero potuto non essere le montagne maestose che sono oggi. Il “porfido” di Bolzano è stato uno dei grandi motivi per cui le Dolomiti sono diventate un Patrimonio Mondiale».

Quali sono i risultati del progetto di ricerca «Living in the Supervulcano» e in che misura ci possono dire qualcosa sulla crisi climatica che stiamo vivendo?

«ll progetto di ricerca ha come scopo principale quello di ricostruire gli ecosistemi che si sono formati negli ambienti estremi del Supervulcano di Bolzano. Abbiamo scoperto che ognuna delle oltre nove eruzioni vulcaniche ha eraso almeno in parte gli ecosistemi presenti, ma grazie alla rapida ricolonizzazione delle piante, durante ogni periodo di quiescenza del vulcano, si sono formati boschi di conifere con felci ed equiseti nel sottobosco. Gli animali presenti erano piccole salamandre che nuotavano nell’acqua e anfibi lunghi anche 2 metri che cacciavano prede lungo la sponda del lago. I rettili erano spesso molto piccoli, simili a lucertole grandi ma più tozze e con il corpo piatto. Sorprendentemente, abbiamo anche trovato i tunnel di larve di insetti e vermi nel suolo. Uno degli scopi del progetto era seguire l’evoluzione di questi ecosistemi nel tempo e abbiamo visto che mutano a causa di un cambiamento climatico che porta ad un aumento della temperatura e a un conseguente inaridimento, simile a quello che ci aspettiamo oggi. Nell’arco di alcuni milioni di anni gli anfibi e piante come le felci e gli equiseti, che necessitano di più acqua, man mano scompaiono e vengono rimpiazzati da rettili e piante più adatte a sopravvivere in ambienti più asciutti come le conifere e le cicadee.

Questi fenomeni sono simili a quelli che osserviamo oggi, ma i tempi sono molto diversi. Il cambiamento climatico che osserviamo nelle rocce del Supervulcano di Bolzano dura per milioni di anni, dando alle piante e agli animali la possibilità di adattarsi oppure essere sostituiti lentamente. Invece, il cambiamento climatico di oggi è molto più veloce e si ipotizza che porterà ad un’estinzione di massa tra le più terribili della storia della Terra».