Siti del Patrimonio Mondiale a rischio: l’allarme del WWF nel Report 2016

114 siti naturali o di natura mista su 229 sotto tutela, circa la metà dei siti Patrimonio Mondiale UNESCO, sono minacciati da attività industriali di varia natura tra cui esplorazioni di petrolio e gas, attività minerarie e taglio illegale di legname.

E’ questo il preoccupante dato emerso dall’ultimo rapporto WWF commissionato al Dalberg – Global Development Advisors, gruppo internazionale di consulenti per lo sviluppo globale.

Oltre al pericolo ambientale in sé, la maggiore implicazione di questa potenziale minaccia investe direttamente le comunità locali che vivono dei proventi delle aree protette, che con lo 0,5% della superficie del pianeta sono in grado di sostenere con la tutela di queste 11 milioni di persone nel mondo, traendo benefici che derivano dal settore primario, dal turismo e l’esportazione di risorse.

Si tratta di siti naturali o di natura mista, comprendenti anche il patrimonio culturale in tutti i continenti, di cui dodici in Europa tra i quali la foresta Laurisilva di Maderia (Portogallo), il Delta del Danubio, i Laghi Plitvice (Croazia), il Wadden Sea, la Foresta primigenia di faggi sui Carpazi, il Delta Coto Donana in Spagna, le isole Eolie, il Delta del Po e la Laguna di Venezia.

In sintesi, la richiesta del Report WWF è rivolta al settore privato, perché rivaluti l’impegno in attività che possano degradare tali aree soggette a tutela, ed al settore finanziario perché non investa in progetti così pericolosi, perché, come asserisce Marco Lambertini, direttore generale del WWF Internazionale, “non solo le persone proteggono queste aree, ma sono le stesse aree a proteggere le popolazioni. I Governi e il mondo del business devono anteporre i valori a lungo termine rispetto ai vantaggi immediati e rispettare lo status di questi luoghi incredibili. […] Dobbiamo voltare pagina rispetto alle attività industriali più pericolose e focalizzarci sulle alternative sostenibili”.

Per consultare il Report cliccare qui.